Desidero portare al centro, nei luoghi decisionali, la voce di chi non riesce a farsi sentire, di chi è più escluso nella nostra società, di chi al centro non riesce ad arrivare.
Tante sono le persone che vivono ai margini, in solitudine: dalle persone anziane, spesso sempre più sole man mano che invecchiano, alle bambine e bambini, che per crescere hanno bisogno dell’aiuto dell’intero villaggio, oltre che della famiglia. Voglio allenarmi ad ascoltare queste voci e impegnarmi a orientare le scelte del Comune a rispondere prioritariamente ai loro bisogni.
Migranti
Credo che fra le persone più escluse nella nostra città ci siano i migranti. Ho cominciato questo esercizio di ascolto, per poter portare la loro voce dove serve, alcuni anni fa nel consiglio direttivo dell’associazione Centro Astalli Trento, e l'ho poi continuato anche grazie al lavoro come operatore legale.
Negli ultimi tre anni la situazione è molto peggiorata: sono tantissime le persone richiedenti asilo costrette a vivere in strada in violazione del loro diritto all’accoglienza, sancito dalla legge italiana e da direttive europee, oltre che da un basilare principio di umanità; persone che vivono sotto i ponti lungo l’Adige o annidate dentro canali di scolo, nascoste alla nostra vista, ma a cui passiamo spesso accanto. La situazione è dovuta soprattutto alla scelta insensata della Provincia di ridurre i posti del sistema di accoglienza trentino. Il Comune di Trento ha lodevolmente cercato di tamponare il problema, finanziando l’apertura di dormitori per persone richiedenti asilo, ma non è sufficiente. Questa violenza istituzionale alimenta l’abuso di alcol, droghe e psicofarmaci, come rileva anche il Centro di Salute Mentale di Trento, di cui le persone ci dicono fare uso “per non pensare” alle difficoltà che devono affrontare. Tutto ciò può portare all’aumento di episodi di criminalità e generare insicurezza sociale, anche se sono davvero pochissime le persone che agiscono in questo modo: la maggior parte si rassegna, normalizzando la violenza ricevuta come parte del processo per arrivare a guadagnarsi una vita migliore.
Un altro problema che sta emergendo negli ultimi mesi è l'insufficienza di posti nell'unico dormitorio per donne senza fissa dimora italiane e migranti. Questo è ancora più grave perché ci è capitato di incontrare donne che si facevano ospitare da persone che le sfruttavano e abusavano, ben sapendo che non avrebbero potuto cercare un posto letto altrove.
Credo che il Comune, nella consapevolezza purtroppo di non avere il potere per sostituirsi alla Provincia, oltre a immaginare varie forme di supporto per queste persone, debba chiedersi come richiamare la Provincia alle proprie responsabilità, magari valutando la possibilità di una richiesta di risarcimento da avanzare tramite reclamo amministrativo o azione legale.
Un'altra proposta che vorrei portare è la semplificazione della concessione della residenza ad indirizzo fittizio da parte del Comune alle persone senza fissa dimora. In questo momento viene concessa solo dopo un anno di presenza sul territorio comunale. Questa attesa si potrebbe ridurre molto, per poter aiutare le persone ad accedere a vari servizi e possibilità.
Casa
Sono molte anche le persone migranti lavoratrici costrette a dormire in strada, o su un divano in un appartamento sovraffollato per cui devono pagare 200-300€ al mese. Il problema della povertà abitativa è in forte aumento a Trento e riguarda anche molte persone italiane. Il Comune deve mettere in campo tutte le risorse possibili per arginarlo.
Crisi socio-ambientale
Altre voci che faticano a farsi sentire sono quelle del nostro Pianeta, degli altri esseri viventi e delle future generazioni. Stiamo vivendo una complessa e urgente crisi socio-ambientale e per risolverla non basta pensare a singoli interventi. È necessario coltivare “uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità”, che portino a ripensare la relazione che abbiamo con noi stessi/e e con le altre persone e a pensarci in un sistema da proteggere: l’essere umano è solo una parte di questo sistema, non può sopravvivere senza il resto. Occorre affrontare tale crisi con lo sguardo di un’ecologia integrale e con un approccio intersezionale.
Il Comune di Trento può continuare ad avere un ruolo attivo rispetto a questo, come evidenziato nel programma di coalizione, ma si può fare sicuramente di più, alimentando il confronto per fare delle scelte che siano il più possibile condivise.
Servono scelte politiche coraggiose, anche a livello comunale. Non sono sufficienti le azioni di singole persone sensibili per contrastare la crisi ambientale.
Pensare globale, agire locale
Infine, una voce che spesso si perde nel vento è quella di chi soffre lontano da noi, delle vittime di conflitti, catastrofi ambientali o dell’ingiustizia sociale. La fortuna è anche un fatto di geografia, dobbiamo riconoscere di stare molto meglio rispetto a chi vive in altri paesi del mondo, e riconoscere le co-responsabilità che abbiamo nel causare molte di queste situazioni di sofferenza.
Le azioni che possiamo mettere in campo come cittadine/i sono tante: informarci e confrontarci per essere più consapevoli, votare di conseguenza, fare scelte di consumo critico, ecc.
Anche come comunità, come Comune di Trento, oltre a contribuire alla sensibilizzazione delle cittadine/i, dobbiamo chiederci quali scelte fare.
Voglio impegnarmi per far sì che la banca a cui il Comune si appoggia per i propri servizi contabili non sia una banca che investe nell’estrazione di combustibili fossili e nemmeno coinvolta in esportazioni di materiali di armamento, come invece è ora, visto che il servizio di tesoreria è affidato a Intesa Sanpaolo SpA.
Un’altra proposta importante è quella di adottare una politica di appalti etici che consenta di escludere società direttamente coinvolte, o i cui membri sono coinvolti, in gravi violazioni dei diritti umani o del diritto internazionale. Si tratta di una scelta, già fatta a Bologna e in altre città del mondo, sostenuta anche dal movimento BDS a tutela dei diritti dei palestinesi.
La scelta politica
Per questi motivi ho scelto di candidarmi alle elezioni comunali: credo di avere uno sguardo e delle proposte che possono essere utili.
Questo bagaglio iniziale però non sarà sufficiente, perché dovrò esprimermi su molti altri temi meno conosciuti. So di non essere da solo, sarà fondamentale il confronto con le altre consigliere/i e con i tecnici/che del Comune. Spero che possa anche essere rafforzato il dialogo diretto con le cittadine/i, per esempio attraverso il ripensamento delle circorscrizioni e lo strumento delle assemblee dei cittadini/e, proposte inserite nel programma di coalizione.
Grazie per la fiducia!